LA TERZA ONDATA: L'ASTRAZIONE COME RISPOSTA


LA TERZA ONDATA: L'ASTRAZIONE COME RISPOSTA
Il ventunesimo secolo è stato, ed è tutt'ora, per l'architettura come per ogni altra disciplina il secolo della rivoluzione tecnologica. Molto di ciò che succede nel nostro quotidiano era, solo qualche decennio fa, decisamente impensabile. La nostra professione, come le altre, si è dovuta addattare a questi cambiamenti così drastici mutando irrimediabilmente alcuni aspetti che la compongono e così quella che era una disciplina fatta di china indelebile oggi è una linea su uno schermo modificabile con un click. Tendiamo però spesso ad osservare in chiave negativa questa terza ondata che da un lato indebolisce , presentando uno scenario completamente nuovo e innovativo, la rilettura critica della storia , dall'altro però mette a disposizione, nelle mani di chi è in grado di controllare questo processo, un potenziale tecnologico che non ha limiti se non quello della fantasia umana. L'ultima generazione di progettisti, ancor di più quella in formazione, non si è mai posta il problema dell'effettiva irrealizzabilità di un'opera poichè viene insegnato che, per quanto complessa e al limite costosa, esiste sempre una tecnologia con la quale è possibile reallizzarla. Ed è proprio sulla base di queste premesse che, a mio parare, si viene a creare la maggior parte del movimento contemporaneo, ossia un movimento che non avendo limiti tecnologici e progettuali ha come unica modalità espressiva, seppur traducibile in infinite maniere, l'astrattismo. Ma come è possibile legare l'astratto ad una cosa così concreta come l'architettura? La nostra epoca ha, come ogni altra, i suoi geni, ed è grazie a loro che abbiamo scoperto innumerevoli modi per raggiungere una forma di astrattismo applicabile alla nostra disciplina. Dalla complessa quanto spettacolare parametrizzazione delle funzioni di Zaha Hadid che rendono edificio quei concetti di libertà formale espressi dalla digitalizzazione matematica
 alle opere pure e quasi sacre di Tadao Ando che riesce ad unire il contrastanti concetti di spazio "unusual" e geometria pura che raggiungono un altissimo livello di astrazione.
 




Trovo molto interessante quanto, seppur un secolo fa quella che al tempo era considerata la rivoluzione tecnologica ha portato al movimento moderno e quindi alla progettazione in serie alla definizione di standard, di riproducibilità e di altri concetti che, assieme a questi, si pongono in antitesi al movimento contemporaneo il quale oggi  premia "l'unico" , "l'irripetibile" e "il singolo". Il movimento moderno ha vissuto nella convinzione di aver trovato, supportato da tecnologie come il cemento armato, un linguaggio universale e definitivo che potesse essere sfruttato e apprezzato da tutti. Oggi avendo la possibilità di analizzare nel bene e nel male cosa è stato il movimento moderno e cosa quest'ultimo abbia prodotto diventiamo sempre più noi stessi il prodotto del quale si discuteva prima, non più in serie e riproducibile ma singolare e unico, diventando così un caotico e vastissimo insieme di linguaggi architettonici con il rischio, sempre maggiore, di non indagare l'astrattismo in quanto rappresentazione seppure ragionalmente distorta della realà ma come mera pratica di disegno.

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